Le istantanee di un Atmonauta - Domenico Guida
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Il processo creativo dell’autore è contaminato spesso da diverse espressioni artistiche e, come succede con questo testo, l’una ispira la realizzazione della successiva.
Domenico Guida all’età di 9 anni ascolta Tubular Bells di M.Oldfield, si innamora del progressive-rock per poi appassionarsi al cantautorato italiano e poco più tardi al mondo del jazz. Studia canto, chitarra, teatro e disegno. Arriva quindi l’amore per la fotografia, quella rubata in strada e riassaporata in camera oscura. Da subito c’è la necessità di tuffarsi nella composizione musicale, nella scrittura dei testi per le sue canzoni, le prime poesie, i piccoli racconti e alcune sceneggiature.
L’atmonauta si lascia andare e nell’aria fluttua veloce e alto, frazione di secondo dopo frazione decide come navigare l’aria e anche il tempo. Un viaggio intenso dagli occhi al cuore: un’istantanea dopo un’altra, ma con un punto di vista che non avrebbe mai realizzato se non avesse avuto il coraggio di inventarsi le ali.”
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"LE ISTANTANEE DI UN ATMONAUTA" di Domenico Guida
Ediz. Progetto Cultura 2024 Agostino Raff
L'agile libro-oggetto di Domenico Guida - amabilmente presentato da una Nota ai titoli dei capitoli e da una Prefazione e un'Introduzione che ne spiegano subito il territorio, aperto ad un'appassionata multimedialità corredata da QRcode - non comporterebbe ulteriori approcci, se non di simpatia immediata del lettore, invitato ad affacciarsi a questi versi vulcanici agìti da una gioia essenziale. Dicevo libro-oggetto in quanto non solo supporto di una entusiasta meccanica del sentimento, ma anche di alcune elaborazioni fotografiche di scatti leggiadri che fanno meditare sull'amore del poeta (musico e graphic-novelist) ai colori diurni, all'aria al sole al mare, all'ala d'aereo allusiva all'aspirazione spirituale. Ad una ripetuta lettura della raccolta si materializzano due contrassegni coinvolgenti: una sonorità mattinale e giocosa del verso non esente da tocchi metafisici; un ritmo incalzante di canzone ininterrotta sostenuta - direi - da un orgoglio battente e fragile, disposto a mettersi costantemente in gioco nella promessa amorosa. Se si volesse - un po' artificiosamente - richiamare presunti compagni di viaggio, anzi tutori paterni del Guida, citerei al volo Prévert, Peynet (in flash), Saint-Éxupery, e magari (smussati) Boris Vian e Arthur Cravan. Ciò per la vivacità comunicativa di un verso che coniuga freschezza e amore al vivere, sventando le scontatissime minacce esistenziali care alla maggioranza autoriale. Ma non per scansare una filosofia lirica e propositiva, con chiaroscuri che qua e là evocano un vivido respiro: "Sì! Far finta che non ci sia vertigine / Per non aver paura dell'abisso / Di quel che ancora non si è vissuto / Per il desiderio che accada ciò che si è già voluto / Per filtrare, migliorarsi, lasciarsi fare, / Lasciarsi amare e prodursi nuovamente [... Siamo complici di una vendetta sottile / Una lama d'amore / Una forma d'arte forgiata d'altrui errore ...]" Cito un paradosso gentile del poeta, che a un certo punto frena le espansioni dell'amata: "Perché sono io che voglio godere ora / Del semplice ammirarti: / Del come cammini, come guardi, come stai nel tuo mondo, / Cosa pensi, cosa canti, cosa ascolti, come lo dici, / Come ti esponi alla vita" [...] Darei dunque all'istanza di solare e cosciente sentimentalità di questa poesia il tono della madreperla, che coordina le sottili sfumature cromatiche secondo uno dei minimi possibili misteri estetici del cosmo.