Faust chiama Mefistofele per una metastasi di F. P. Intini

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Francesco Paolo Intini pronuncia enunciati nei quali sembra in azione un pilota automatico che si muove in un ecosistema segnico di tipo cibernetico. Nella sua poesia le parole affiorano dalla profondità della superficie semiotica
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Ne è passato di tempo da quando Baudrillard accusava Dio di insidertrading in quanto autore di atti terroristici quali l’uragano Katrina o la Sars. Con disinvoltura, Francesco Paolo Intini pronuncia enunciati nei quali sembra in azione un pilota automatico che si muove in un ecosistema segnico di tipo cibernetico. Nella sua poesia le parole affiorano dalla profondità della superficie semiotica, il che rende evidente la relittuosità superficiaria delle parole che vivono come oloturie, echinodermi diffusi nei fondali marini così come nel nostro universo semiotico. La poesia non può che assumerle in pianta stabile. Sarebbe presuntuoso cercare un senso in questi versi, la realtà è scomparsa, il reale è stato riassorbito dalla sua simulazione un tempo televisiva e oggi telematica. Forse sarebbe più giusto eliminare la parola «senso» dal vocabolario di Intini. La scomparsa delle parole dal nostro universo superficiario di segni è un dato di fatto dal quale Intini riparte per costruire degli specchi riflettenti. Scrive l’autore: «Sopravvivere a un attacco di scafandri e radioonde». Chiedersi che cosa significhi un verso siffatto è come quella bambina che nel museo a Barcellona, di fronte a un quadro del busto di una signora con un occhio sopra e uno sotto il mento e il naso al posto delle orecchie etc. di Picasso, si chiedeva: «mamma ma l’autore del quadro è diventato pazzo?». È esattamente così. Porsi davanti ad una poesia della nuova ontologia estetica ricercandone un senso e un significato già noto e consolidato, equivale a porsi davanti ad un quadro di Picasso ricercando in esso la sintassi pittorica di Tiziano, di Rembrandt o di Vermeer.            (Giorgio Linguaglossa)


L'autore
Francesco Paolo Intini (Noci, 1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali, ad esempio, Inediti (Words Social Forum, 2016), Natomale (LetteralmenteBook, 2017) e Nei giorni di non memoria (Versante ripido, febbraio 2019). Ha recentemente contribuito alla raccolta La pacchia è strafinita di AA VV a cura di Versante Ripido. 

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