Scrive Paolo Vachino, che ha curato la prefazione del libro: “Queste pagine sono una straordinaria testimonianza di una temperatura emotiva che si surriscalda a seguito della perdita della libertà, ma che nello stesso tempo vuole essere riportata a valori normali, che sono quelli del quotidiano scorrere delle singole vite. E sono pagine che insegnano che la poesia è la forma più alta di espressione della semplicità ospitata dai nostri cuori. E in questi casi non si è nemmeno più in presenza di parole, di rime, di versi, ma di gesti, di sospiri, di respiri affannosi che cercano di trovare il ritmo della quiete. Non, quindi, esercizi di stile ma travasi di bile e di sangue, di ricordi e di visioni. Una corsa sotto la pioggia senza l’ombrello della domesticità che protegge, senza l’impermeabile delle abitudini che ci rassicurano di fronte all’ignoto, senza la paura di inzupparsi e di prendere freddo”.