In Cieli di carta la ragionevolezza e la passione fanno ancora dire ti amo, di fronte ad un tramonto, pur con una nostalgia in cui si leggono tutti i presente del mondo in quello che si percepisce come errore, inciampo della bellezza nell’ostile, nelle rivalità delle invidie. La sensualità naturale si fonde con una percezione anche essa ossimorica, quasi che un’ombra potesse sovrapporsi alla retina e donare non più esperienza concreta del bello, ma solo parvenze poetiche alla unione auspicata tra l’interiorità sensibile del poeta e il paesaggio circostante.
Francesco Lioce ha pubblicato La nera fedeltà dell’ombra (menzione speciale per l’opera prima al Premio Alfonso Gatto 2013) e La solitudine di Giuda (Saya, 2017). Tra i fondatori di línfera (2006-2011), ha curato Ocean Terminal (Castelvecchi, 2009), il romanzo postumo di Piergiorgio Welby da cui è tratto il monologo teatrale diretto e interpretato da Emanuele Vezzoli.