Queste poesie di Lidia Are Caverni si presentano — come scrive Giuseppe Baldassarre nella prefazione — «come quadri delimitati, staccati, ognuno concluso, eppure nell’insieme legati da un filo continuo. Frammenti di un discorso che perdura nel succedersi e mutare dei giorni. É assente la sintassi della logica, apparente la paratassi. Si tratta di un accostarsi dinamico, invece, che passa da una parola all’altra, delinea situazioni, enuncia una riflessione momentanea ed insieme conclusiva, per lo più con un’immagine nitida, efficace. Ma procede anche con cambiamenti improvvisi di piano della comunicazione.
La poesia è nell’immagine, appunto, e in una musicalità sottesa al discorso piano, alle cose semplicemente accostate, una musicalità che eleva il discorso e lo rende emblematico. Il linguaggio è consapevolmente non ricercato, pacato, appropriato (...) nei particolari specialmente, nelle sfumature, nell’aprirsi dei colori. Un invito a seguire il percorso di scoperta, nel quotidiano, di una natura armoniosa, fluida, luminosa nel tempo».

L'autrice
Lidia Are Caverni, nata a Olbia nel 1941, ha trascorso parte dell'infanzia a Livorno ma da molti anni vive a Mestre, dove è stata insegnante di scuola primaria. Scrive sin da giovanissima e negli anni Ottanta ha collaborato con il settimanale “Venezia 7”. Ha pubblicato ventisei libri di poesia, diciannove di narrativa e tre per bambini e ragazzi, conseguendo numerosi premi e riconoscimenti. Per oltre dieci anni ha collaborato con la rivista “I viaggi di Erodoto” con schede di libri sul linguaggio, sulla storia delle donne e su altri argomenti. Dopo la pensione, ha svolto un'intensa attività di laboratori e presentazioni presso scuole di ogni ordine e grado a Mestre e dintorni. Sue opere sono state tradotte in anglo-americano, in rumeno e in francese.