Cos’è un poeta se non un ammalato di parole?
Sharon Longo racconta del suo disagio di stare al mondo con lampi di consapevolezza e scoppi di viva ingenuità, nel senso più profondo del termine: dal latino ingenuus, indigeno, nativo; nato libero, poi, per estensione, onesto, schietto.
Le parole che si contorcono nella psiche, raccolte in versi, diventano semplici, sono la cura che genera consapevolezza. 
“Sono finalmente libera. Sono il grado zero, il meridiano di Greenwich di un nuovo modo di navigare nel mondo.”
Lo dichiara in apertura della raccolta, Sharon Longo, con i versi che sono una affermazione chiara che qualcosa è cambiato.

Il mondo del pensiero, anche solido e imponente, 
crolla davanti alla vita. Per quanto si filosofeggi, 
la natura vince sempre.

Sharon Swami Azzurra Longo nasce a Roma nel 2000, si avvicina alla lettura dei grandi classici su invito della sua professoressa di Lettere e Latino.  Sharon è sempre stata una ragazza un po’ difficile e nel maggio 2022 le viene diagnosticata la schizoaffettività, che le aveva tolto la voglia di vivere. Ma la passione per la letteratura e la lettura, soprattutto di Morte a Venezia, ha fatto sì che si dedicasse anima e corpo alla scrittura, tanto da comporre, fino ad ora, più di 300 poesie. Durante la sua permanenza a Casal Piombino (struttura residenziale terapeutico riabilitativa Progetto Giuseppina) ha iniziato gli studi di Lettere moderne.