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Il libro

Un caso di corruzione e di malasanità.

Lucia non ha più fiducia nel “grande” prof. Tossiteri e nella sua prodigiosa “cura” che, invece di guarirla, la fa peggiorare… Qualcosa, anzi molto, non la convince e disperata si rivolge alla Polizia. Quando il commissario Gibati è in procinto di tirare le fila dell’indagine, si renderà conto che i suoi ideali di giustizia sono solo “ideali” e che la realtà è un’altra: quella del potere delle grandi case farmaceutiche, dei medici consenzienti, dei pazienti usati come cavie, di un sistema sanitario corrotto e affaristico che, con disinvoltura, specula sui farmaci e sulla salute della gente. Il finale è sorprendente… Come tutta la storia.

 

L'autore

Gianvincenzo Passeggia è nato nel 1971 a Carrara dove vive con la moglie e due figli. Laureato in Giurisprudenza, ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di Avvocato e lavora presso l’Autorità Portuale di Marina di Carrara. Da anni, coltiva la passione per la letteratura e, in particolare per Dostoevskij, Hemingway, Pavese e, fra gli autori viventi, Saramago, Pamuk e Tabucchi. Superiori esigenze rappresenta il suo esordio letterario.

 

Incipit

I

 Il professor Tossiteri arrivò presto e, come al solito, di fretta. Aveva la macchina della moglie che in città preferiva alla berlina, considerata l’auto del fine settimana, dei momenti di libertà e delle occasioni mondane. Parcheggiò e scese. Superò le magnolie e cercò istintivamente le montagne che si ergevano imponenti dietro gli alberi. Perse per un attimo lo sguardo in quella scenografia naturale alta fino al cielo. Gli squarci, aperti nel cuore della montagna, erano il segno di un antico operare e davano il senso della storia del luogo e degli uomini che l’abitavano, scritta da tempo immemorabile sulla superficie del marmo, abbacinante con il sole del giorno; avvolgente e protettivo con il chiarore della luna. Il professore vi trovò conforto. Sotto, si stendeva Carrara: la città con il destino a forma di ruota, capace di procedere ma anche di travolgere, sospinta dagli arditi cavatori, pronti a tingere le vene candide della roccia con il sangue animoso di un’esistenza priva di compromessi. Al confine tra la piana abitata e le lame delle Alpi Apuane, sorgeva l’ospedale, ubicato proprio nel luogo ideale per dare ai malati il ristoro dell’immensità della natura. Il professore entrò con passo veloce. Come al solito, aveva fretta. Ormai, la fretta era diventata un modo costante di affrontare le giornate. “Buon giorno, professore” lo salutò con il bicchierino di plastica marrone ancora in mano un infermiere che stava smontando dal turno di notte.

 

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