Facevamo l'autostop

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Il libro

Solo a leggere qualche pagina di questo romanzo viene in mente Jack Kerouac con le esperienze diseguali del suo On the road (la “beat generation”, il nomadismo, il rifiuto dell’opulenza occidentale) e ancora Easy Rider, col suo mito della moto, nuovo destriero su cui fuggire sull’onda (parola chiave - non a caso, forse - che ricorre anche in questo romanzo) dell’avventura. Ma dove in queste storie c’è come rimedio la droga e il sesso, nel romanzo di Breviario il rimedio è la natura, la campagna con i suoi silenzi, i suoi odori e sapori. Ed è qui, nell’Eden di una Sardegna nascosta e selvaggia, che il nostro protagonista Beppe scopre la voglia di restare insieme al suo amico Giampa che, prima lo ospita, e poi lo adotta e lo inizia ad una religiosità nuova, di sapore orientale, attraverso cui riscoprire il valore della vita autentica fuori dagli schemi, dalle consuetudini, dalla routine, dai rapporti prevedibili e ripetitivi.

 

L'autore

Paolo Breviario nasce nel 1964 a Bergamo, dove vive e lavora. Iscrittosi alla facoltà di “Lingue e Letterature straniere” si appassiona alla poesia ispanoamericana e agli artisti dell’avanguardia. Nel gennaio 2008 pubblica la prima raccolta di poesie I Caraibi del mio cuore. Ad ottobre 2009 esce il suo secondo libro di poesie Tunnel di rimmel. Diversi componimenti sono presenti sulle migliori antologie poetiche del panorama letterario contemporaneo. Facevamo l’autostop è il suo primo romanzo.

 

 

Incipit

 Onde fuggenti

 

Come ogni onda che s’infrange sulla battigia, sullo scoglio, sul largo letto di sabbia, alla fine di una corsa lunga o breve, cominciata nel centro dell’oceano e propagatasi attraverso le correnti sino a raggiungere l’inevitabile traguardo, o semplicemente formatasi sorgendo e tramontando in un solo brevissimo lasso di tempo, come ogni onda così è la vita dell’essere umano, flutto nell’oceanico marasma. La vita e la morte sono nella nascita e nello spumeggiante infrangersi dell’onda nel suo riprodotto gesto mai ugualmente ripetibile, nell’unicità della sua anima. Così gli uomini nascono e muoiono percorrendo un tragitto, un viaggio che arricchisce ed impoverisce allo stesso tempo, in una continua metamorfosi fino alla meta, alla resa dei conti, alla pace raggiunta, all’esplosione di spume organiche o all’assorbimento molecolare.

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