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S. D. è un tipo particolare, “pigro nei confronti delle persone e delle cose”, per alcuni versi geniale e per altri eccentrico nell’arte del ragionamento e dei comportamenti. Infilatosi quasi per caso nel vortice delirante di un triangolo amoroso, deve fare i conti con la rincorsa di un amore che lo condurrà a combattere frontalmente con la sua mente e con il suo cuore: “Non ho ceduto al grigio dell’oscurità e del rancore, ma ho saputo tenere la vita accesa; ed ora provo, di nuovo, a riempirla di qualche colore. Ho un’unica certezza dopo l’incontro di ieri: non potrò più farle del male.”

 

L'autore

Antonello Loreto è nato a L’Aquila nel 1970. Laureato in Giurisprudenza, da diversi anni vive a Roma dove svolge attività di ghostwriting e di consulente nel settore della comunicazione. Pubblica il suo secondo romanzo, dopo il notevole riscontro della sua opera di esordio “La favola di Syd”. 

 

Una recensione - link

 

La pazzia fa paura a tutti.

Sì, certo, spesso ci divertiamo a sostenere di essere folli, fuori dagli schemi, imprevedibili.

Ma, in fondo in fondo, l’ambizione dei più è di avere le giuste dosi di “carismatico mistero” in un contesto di appagante normalità.

Per questo, il libro “Un’altra Scelta” mi ha colpito.

L’Autore si affaccia, vicino, molto vicino, (pericolosamente vicino, diciamo) su un abisso che incute timore. Checché ne diciamo.

L’inizio del libro, infatti, è una girandola di pensieri del protagonista, spesso difficili da seguire, nel loro filo logico. E questo perché il filo che li unisce non è logico.

Anzi, è contaminato da una sorta di illogica follia che imprime ai pensieri di S.D. una non-logica di fondo.

L’unica cosa da fare, a quel punto, è fidarsi dell’Autore e abbandonarsi al flusso dei pensieri del protagonista: lasciarli scorrere e assistervi.

Ecco che allora ci si spalanca davanti il mondo interiore di S.D., le sue fragilità, le sue emozioni. Ecco che - allora - quello che ci appariva oscuro e spigoloso, appare improvvisamente chiaro.

E il libro, come un treno in corsa, prende velocità.

Le parole prendono intenzione e peso e lentamente iniziano a respirare.

A farsi vive.

“Denso”, se dovessi pensare a un aggettivo per questo libro.

“Denso” perché perderti una sola frase è un vero peccato, poiché in una sola frase, a volte, c’è tantissimo.

“Denso” per quella sua andatura corposa, ma tipo “montagne russe”, per cui prende la rincorsa gradualmente e poi ti porta a chiederti come finirà.

E allora la lettura, che nella prima parte era “contemplativa”, riflessiva, assorta, si fa rapida e raggiungi il finale quasi in volata.

Due parole sull’Autore.

L’Autore è persona per cui “essere Autore” è la realizzazione di un sogno. Un sogno che insegue da qualche anno con costanza e determinazione, perché i sogni c’è chi li tiene in un cassetto e chi, quel cassetto, osa aprirlo e fare di ogni singolo giorno della propria vita una possibilità per realizzarli. Questo Autore, questo coraggio, ce l’ha.

Aggiungo che leggere libri di chi si conosce personalmente porta - inevitabilmente - a cercare l’Autore tra le righe.

E ci sono autori che dedicano un tributo a se stessi in ogni singola riga diventando, loro malgrado, stucchevoli.

In questo, Antonello Loreto è stato invece generoso e altruista.

Si è messo in ombra, ha fatto un passo indietro, ha lasciato parlare il protagonista, ha lasciato spaziare il protagonista negli anfratti più nascosti della propria mente, prendendolo per mano solo per fargli compagnia, ma senza mai darci la sensazione di “forzare” la storia.

Perché di un libro, in fondo, il nome dell’autore è all’inizio (e non alla fine) proprio per lasciare, al finale, l’illusione di appartenere solo a se stesso e a chi lo legge.

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