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I componimenti di Francesco Dettori, sempre ben cesellati e calibrati col taglio del verso endecasillabo, sono espressione della tecnica – ma non tecnicismo, è opportuno precisarlo – in funzione di un fine ‘alto’, che in questi due poemetti come anche nei suoi precedenti ‘sonetti’ è l’esplicazione dei suoi principi morali. La sua Poesia, infatti, è anche un poderoso atto di accusa, un canto di denuncia contro una società ‘drogata’ che anestetizza le persone più fragili con gli antidepressivi (in ‘Congiura inverosimile’) e con la superstizione (ne ‘Lo zoo di Re Enea’). La grande forza invettiva delle sue parole rappresenta un severo monito contro le ingiustizie e le iniquità dei potenti, qualunque aspetto o sembianza abbiano, nonché un estremo anfratto dove si è naturalmente portati a ‘resistere’, ad oltranza, per il bene del singolo ma soprattutto della collettività. (Alessandro Canali)
L'autore
Francesco Dettori nasce a Roma nel 1978, ultimo di cinque figli. Ha maturato l’amore per la Natura avendo vissuto parte della sua infanzia in provincia di Pordenone dal nonno materno. Si diploma “perito tecnico agrario” e si laurea in “Scienze e Tecnologie Agroalimentari” presso l’Università della Tuscia di Viterbo. Solo alla fine del suo percorso universitario scopre una vocazione per l’arte della poesia classica e in particolar modo per la forma del Sonetto. Frequentando i circoli letterari Accademia Romanesca e IPLAC (insieme per la cultura), affina le sue qualità poetiche. Nel 2015 ha pubblicato, con Edizioni Progetto Cultura, la raccolta di poesie Nella stanza dei ricordi.