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Il “cammino” di Federica Sanguigni va avanti senza voltarsi indietro, come spinto da una necessità, qualcosa di inevitabile; non è un percorso determinato (vien da pensare alle particelle della fisica quantistica e al principio di indeterminazione) eppure ha delle tappe precise o, meglio, i paesaggi cambiano gli scenari che attraversa: prima una “giungla deserta”, poi un “teatro delle utopie” (con un “pubblico sordo”), poi un “mercato delle illusioni”. A un certo punto, ai piedi di una montagna, è tale la stanchezza che è inevitabile una sosta. Ma è solo un’apparenza: il cammino riprende, questa volta a “occhi bendati”. Ora è una palude di dubbi, voci infide, una melma malefica in cui l’instancabile viandante s’impantana, e si addormenta, affogando. Ma niente paura: è solo l’inizio. Ci sarà un incontro, succederanno cose, delusioni, rimpianti, rimorsi, ma anche una rivelazione finale, avvolta anche lei nel mistero, come ogni verso di questa poesia narrativa e al tempo stesso allegorica e visionaria, apparentemente facile ma in realtà iniziatica, che ci parla di un cammino che non è forse solo di Federica, ma è, come dice Dante (di cui Federica probabilmente è discepola), “di nostra vita”.
Claudio Damiani
L'autrice
Federica Sanguigni, nata a Fondi, in provincia di Latina, nel 1972, ha sempre amato leggere e ha cominciato a scrivere poesie sin da bambina. Attraverso la scrittura cerca di esprimere le sue emozioni, impegnandosi anche a trasmettere un messaggio sociale, attenta al grave dramma della violenza contro le donne. I suoi testi hanno ricevuto numerosi apprezzamenti e riconoscimenti anche nei premi letterari cui ha partecipato.