La ragazza dell'isola bianca
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Protagonista principale è Mietta, la ragazza dell’Isola Bianca del titolo, una donna bella, affascinante, minuta, apparentemente debole e invece forte, libera, determinata. Accanto, nel ruolo di coprotagonista e di narratore, c’è un uomo, il figlio, che della vita di Mietta vuole ricostruire ogni attimo.
Si parte da una fotografia – un sorriso in un giorno d’estate su una spiaggia della Sardegna – e in un certo senso si finisce, come scrive Bruno Manfellotto nella presentazione, dietro la stessa fotografia, scoprendo ciò che Mietta ha vissuto e tenuto celato con una forza che nessuno, prima, le conosceva: sembrava che gli altri dovessero soccorrerla per la sua fragilità, ma in realtà era stata proprio lei, nonostante tutto, a salvaguardare gli affetti familiari fingendo e sorridendo, ma forse senza mai riuscire a cancellare dallo sguardo una dolce mestizia di cui solo all’ultima pagina scopriremo l’origine e l’essenza. Chiusa la sua indagine, ricostruito ogni elemento di una vita lontana e sconosciuta, il figlio può sussurrare alla madre: ora, dormi tranquilla. L’ultima carezza.
L'autore
Augusto Sambiagio, nato accidentalmente a Napoli da genitori sardi, ha vissuto i primi anni della sua vita in Sardegna – saltuariamente a Olbia e stabilmente a Sassari – per trasferirsi, poi, con i genitori, a Roma dove tuttora vive. Ha tre passioni: l’architettura, che ha scelto come professione, la pittura e la scrittura in versi e in prosa; a quest’ultima sta dedicando con intensità la sua attuale esistenza. Ha, inoltre, un amore profondo: quello per la sua terra d’origine. E infine, un hobby: disegnare, progettare e realizzare oggetti d’ar redo. Ha molto viaggiato – per diletto e ancor di più per lavoro – soprattutto all’estero; in Europa, nell’Estremo e Vicino Oriente e nelle Americhe, dove ha anche temporaneamente risieduto. In Sardegna è tornato regolarmente e a lungo durante gli anni della giovinezza, e, dopo un’involontaria e sofferta lontananza, ha di recente intensificato i suoi “rimpatri”.